un progetto di Francesco Giannico
in collaborazione con Roberta Trani

con il supporto di Palazzo Ulmo, Salotto Elettronico, Mercato Nuovo, Rumore Bianco Studio, Vicoli Corti

Il progetto

Ìchos | Suoni a Margine  è un progetto interamente imperniato sul concetto di suono e marginalità del suono che si è svolto nelle giornate 26,27 e 28 maggio 2023 a Taranto. Nel comunicato stampa l’ho definito “un non-progetto” in un modo un po’ provocatorio perché spesso, in passato, è sembrato quasi necessario dover progettare qualcosa per sostenerne l’esistenza. L’intento è insomma sempre stato quello di fare in modo che il fine del progetto non fosse il progetto stesso.

Non viviamo per poter raccontare le vite degli altri ma dovremmo raccontare le vite degli altri col fine di poter avere una relazione con queste persone. Quello che conta è quindi l’interazione.

Per tutti questi motivi Ìchos naviga senza collocazione scientifica tra il workshop, la residenza artistica e la vacanza alternativa.

Alla fine parliamo, come consuetudine su questo sito, di paesaggio sonoro, ma in un’accezione un po’ più ampia, comprendendo anche gli effetti degli elementi antropici all’interno della cornice ambientale analizzata. Effetti non solo direttamente riconducibili all’ambiente (urbano, rurale) ma anche alla condizione stessa degli abitanti delle aree analizzate in un ciclo perpetuo di uomo che condiziona l’ambiente che condiziona l’uomo.

Gruppo di lavoro

Il gruppo di lavoro era costituito oltre che dal sottoscritto e la fotografa Roberta Trani, dai partecipanti al progetto: Vincenzo Fortunato, Luigi Massari, Serena Bertola, Vito Campobasso, Riccardo Sacco, Stefano Bonifazi,  Francesco Napoleoni, Vittorio Gervasi.

Il lavoro svolto

La consapevolezza che il tempo corra in queste situazioni, a metà strada tra residenza artistica, workshop e “fine settimana alternativo”, mi ha spinto ad uscire quasi subito assieme al gruppo per strada, aprire il portone della nostra base logistica, il mitico Palazzo Ulmo in città vecchia. Ai non tarantini bisogna specificare che la città vecchia non è il consueto centro storico, intanto perché non si  trova al centro della città ma in una posizione decisamente defilata e poi non ha subito la medesima evoluzione dei centri storici ma una sorte ben diversa.

Diciamo subito che il lavoro avrebbe dovuto ricoprire 3 aree che erano state individuate come aree marginali, non rispetto al suono evidentemente, ma che grazie al suono potevano raccontare la loro marginalità. Ho usato il condizionale perché, per ragioni di tempo, la terza area “il quartiere Salinella” non è rientrato malauguratamente nel progetto (ma ci siamo ripromessi di affrontare la cosa in futuro).  Le aree dunque oggetto di studio sono state essenzialmente città vecchia e circummarpiccolo.

La scelta è ricaduta su queste aree per il loro carattere residuale rispetto allo stereotipo comunemente indotto di quale dovrebbe essere la città, di quali caratteristiche dovrebbe avere. Partire dalle parti marginali potrebbe evidentemente restituire molto di più anche in termini di narrazione dei luoghi tutti, sempre più in preda a fenomeni di gentrificazione o depauperamento delle risorse territoriali a svantaggio di elementi decisivi come biodiversità e qualità della vita in genere.

Abbiamo utilizzato apparecchiatura varia, giacché oltre ai miei zoom e microfoni direzionali e a contatto, anche i ragazzi del gruppo erano ben equipaggiati. Rispetto ad altre occasioni analoghe, è stato quindi certamente molto più semplice gestire le operazioni d registrazione, avendo quasi un dispositivo a testa.

Circummarpiccolo

Parliamo di una laguna costiera che si estende per poco più di 20 km quadrati e che noi abbiamo potuto visitare per un piccolo tratto facendo dei giri immensi, prima nella campagna alle spalle e poi  nei pressi dell’ingresso della cosiddetta Oasi Naturale WWF “Palude La Vela” .

I suoni naturalistici in questo secondo luogo sono sembrati po’ sacrificati nella prima metà del tratto, per via della vicinanza alla strada e quindi al passaggio delle auto. Man mano che ci si addentra la situazione migliora ma la sensazione è che probabilmente la ricchezza acustica sia connessa al transito delle diverse specie animali (fenicotteri, aironi per lo più) e che non erano presenti nel momento in cui siamo stati lì. Era comunque oltremodo avvertibile in cuffia l’ampia gamma dinamica del luogo, non c’era vento ma un leggero sibilo che di tanto in tanto accarezzava le orecchie, forse trasportato dal mare che si vedeva in lontananza.

L’esperienza nella campagna alle spalle ha invece regalato un impatto visivo forse lievemente meno struggente ma più certamente generoso da un punto di vista della varietà sonora. Abbiamo percorso il tratto di un lungo binario morto che collegava più di 50 anni fa l’arsenale di Taranto a Buffoluto, una zona destinata a insediamento militare per il deposito, la gestione e la logistica del munizionamento della Marina.

In questo tratto di percorso, le sonorità agresti di un anticipo d’estate (dettato da un caldo inaspettato visti i giorni di pioggia precedenti) hanno prevalso, offrendo un po’ tutto quello che ci si aspetterebbe dal catalogo: insetti e ronzii un po’ per tutti i palati, abitazioni abbandonate e relative risonanze, suoni più ovattati catturati nella fitta vegetazione presente giù per i pendi di  una lama.
un quadro dinamico indubbiamente ad alta fedeltà che ci ha regalato la possibilità di udire distintamente tutti gli elementi registrati.

Città Vecchia

Suoni che mutano nel tempo
Nel 2010 avevo già realizzato una prima attività di soundscaping proprio in città vecchia intitolata Taranto Sonora con un gruppo numericamente simile, circa una decina di persone.

Se partiamo dall’assunto che il paesaggio sonoro sia in continuo mutamento, posso certamente segnalare, per quello che riguarda l’ambiente acustico di città vecchia, una minor presenza di suoni legati a motorini, o meglio, la loro trasformazione (di una parte, non tutti) in motorini elettrici o simili, così come la comparsa di qualche monopattino elettrico. Questa constatazione, apparentemente banale, in realtà cambia in modo sensibile la percezione del posto, giacché 11 anni prima il suono imperante dei motorini guidati da ragazzini (non solo loro in realtà) ,per i vicoletti, mi parve una tonica costante.

I bambini
La presenza dei bambini è palpabile, anche quando non li vedi, puoi avvertirne facilmente la presenza attraverso le voci in lontananza, sovente nelle forme dello sfottò nella forma di una eco che arriva alle tue orecchie trascinato dal vento che s’insinua nei vicoli e rimbomba nelle mura delle case. In modo altrettanto frequente, nelle registrazioni, si materializzano palloni, frenate di motorini (di cui sopra) oltre ad avvertirsi distintamente la cosiddetta dittongazione ben utilizzata nel dialetto tarantino nel richiamare l’attenzione di un loro pari (au). Divertente sì, ma non solo! Personalmente trovo che sia un marchio antropico inequivocabile, oserei dire un vero marcatore sonoro dell’area.

Fatti Salienti

L’isola isolata

Città vecchia è stata portata ai margini negli anni da un punto di vista sociale, isolata si potrebbe dire quando era già dotata di un suo isolamento intrinseco, la conformazione effettiva con la quale nasce che è già quella di una piccola isola collegata alla città (nuova) dal ponte girevole, da un lato e dal ponte di pietra dall’altro.

L’isolamento acustico invece si traduce talvolta, nelle registrazioni effettuate in prossimità delle zone centrali soprattutto, in un interessante fenomeno di (quasi) cancellazione del mare e delle zone del porto (nonostante siano a pochi metri) , inoltre i diversi diroccamenti disseminati qui e lì fungono talvolta da cassa di risonanza per le voci urbane. Metaforicamente potrebbe essere utile immaginare questo fenomeno come ad un diaframma urbano quasi che la città vecchia voglia mostrarsi viva e respirare.

Un fenomeno analogo l’ho vissuto a Trieste anni fa, dove ho potuto verificare come il suono del traffico del lungo mare schermasse completamente la città dalla possibilità di udire suoni del porto, il mare, e i gabbiani.

La prossimità, in sostanza, non è un fattore sufficiente per garantire l’ascolto ad alta fedeltà di una fonte sonora, seppur presente in modo evidente.

Bisogna tener conto delle variabili come le barriere architettoniche o barriere invisibili. Le strade non sono barriere agli occhi di molti ma per le orecchie di fatto lo sono, attraverso il flusso costante di auto separano di fatto acusticamente 2 zone attigue.

Porto - cigolio del fondale delle barche
Porto - cigolio del fondale delle barche
Bambini che urlano in città vecchia
Bambini che urlano in città vecchia

Una sintesi audiovisiva

Nel montaggio audiovisivo qui sotto ho tentato di far confluire tutto il lavoro svolto in quei giorni di fine maggio 2023. Dalle riprese video dell’amica fotografa Roberta Trani, fino ai field recordings catturati dal gruppo di lavoro e che ringrazio.

Questo lavoro è una sorta di sintesi di circa 9 minuti rispetto alla performance elettroacustica dal vivo di ben 40 minuti della sera del 28 maggio, nell’ipogeo di Palazzo Ulmo e con un tutto esaurito di circa 70 persone (!) – che per una performance elettroacustica è veramente un fatto che ha del miracoloso e che ricorderò con affetto!

Il brano è costruito utilizzando più layers, rappresentati dalle registrazioni ambientali per l’appunto, e che in alcuni casi hanno una mera funzione descrittiva. Sovente questi layers sonori ambientali non sono in sync con la clip video in sovrimpressione, ma più che altro fanno parte dello stesso cluster tematico. In diversi casi ci sono degli insert musicali che ho realizzato mediante chitarre, synth, pianoforte e la rielaborazione degli stessi layers mediante sintesi granulare. Il tentativo era quello di restituire una rappresentazione che fosse in equilibrio tra la parte di ascolto nuda e cruda e quella più dettata dalla suggestione indotta anche della parte visiva.

Foto

a cura di Roberta Trani

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Foto

a cura di Francesco Giannico

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Ascolti

a cura di Francesco Giannico
quella di seguito è la medesima traccia del video sopra scaricabile

Francesco Giannico
ìchos
Francesco Giannico ìchos

a cura di Kilroy aka Stefano Bonifazi

Kilroy aka Stefano Bonifazi
Isolamadre - Circummarpiccolo
Kilroy aka Stefano Bonifazi Isolamadre - Circummarpiccolo

a cura di Kilroy aka Stefano Bonifazi

Kilroy aka Stefano Bonifazi
Isolamadre - Città Vecchia
Kilroy aka Stefano Bonifazi Isolamadre - Città Vecchia

Ringraziamenti

Alla vigilia del progetto íchos avevo parlato di un piccolo miracolo (nessun momento mistico tranquilli), quello di essere riuscito a trovare persone appassionate con cui si è costruito un obiettivo comune, ossia la riuscita del progetto e dell’evento finale in un contesto completamente autofinanziato dove l’ostinazione del voler fare produce risultati.

Ebbene, senza voler essere paternalisticamente scontato, non posso che ribadire questo concetto segnalando una volta di più una cosa, forse altrettanto scontata, ossia che non è stato ovviamente facile.
Gli aspetti da considerare sono tanti e anche se siete allenati ad avere una visione d’insieme vi sfuggirà comunque qualcosa. Faticherete, discuterete, suderete ma alla fine avrete prodotto qualcosa di cui potrete essere fieri.

E riguardando quello che è stato realizzato non posso che essere fiero di tutti e ringraziare coloro che hanno supportato il progetto, senza di loro non sarebeb stato possibile realizzarlo in questi termini.

Roberta Trani
Teresa Leggieri

Mimmo Gemmano
Alex Palmieri
Loris Ligonzo
Vincenzo Madaro

e poi Palazzo Ulmo, Mercato Nuovo e Salotto Elettronico, Vicoli Corti per l’ospitalità e la disponibilità

gli ultimi ringraziamenti, non in ordine d’importanza, sono per i partecipanti al progetto che per 3 giorni mi hanno sopportato

Vincenzo Fortunato
Luigi Massari
Serena Bertola
Vito Campobasso
Riccardo Sacco
Stefano Bonifazi
Francesco Napoleoni
Vittorio Gervasi